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Screening genetico: dal 2024 saranno sottoposti al test 20mila neonati

Screening genetico: dal 2024 saranno sottoposti al test 20mila neonati

La prof.ssa Alessandra Ferlini: “Il progetto Screen4Care durerà cinque anni. In Italia saranno coinvolti l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara e il Bambino Gesù di Roma”

Lo screening genetico è un’analisi che si avvale di metodiche utilizzate per i test genetici e applicate su vasta scala a “settori della popolazione”, come ad esempio gli screening neonatali. Ma a che punto è l’implementazione di questa tecnologia in Italia? A rispondere è Alessandra Ferlini, professore di Genetica Medica presso l’Università di Ferrara: “Attualmente lo screening neonatale esteso (SNE) in Italia offre screening che si basano su metodiche fenotipiche (metaboliche e/o proteomiche) e solo in pochissimi casi o in studi pilota utilizzano metodiche genetiche. Un esempio è l’amiotrofia spinale autosomica recessiva 5q (SMA), per la quale tuttavia lo screening genetico neonatale non è ancora stato recepito in tutte le Regioni”.

Professoressa, negli altri Paesi ci sono state delle esperienze di screening genetico?

“Sì, ci sono numerose iniziative di screening neonatale genetico: ad esempio nel Regno Unito, con Genomics England, dove l’approccio proposto è utilizzare un sequenziamento dell’intero genoma (whole genome sequencing, WGS). Ci sono diversi progetti anche negli Stati Uniti, come BegiNGS e Babyseq, in Australia e in Europa, come le iniziative pilota in Olanda e Belgio. Alcune di queste utilizzano il sequenziamento genomico, altre pannelli genici o anche approcci singolo gene”.

Che differenza c’è fra lo screening di tutto il genoma e quello di pannelli genici?

“Si tratta di metodiche che hanno diverse implicazioni in termini etici: immaginiamo le implicazioni etiche di avere a disposizione i dati dell’intero genoma di neonati completamente asintomatici (di fatto oltre il 95% dei neonati in screening). Molto importanti sono anche le problematiche della privacy e della ‘ownership’, cioè la proprietà dei dati: chi è ‘proprietario’ dei dati genomici di un minore asintomatico? Un altro elemento è la dimensione del dato, definita come output genomico, che per il sequenziamento genomico è nell’ordine di terabytes e richiede spazi o database dedicati. I pannelli genici consentono di sequenziare (ma anche di identificare variazioni di numero di copie come delezioni e duplicazioni) molto accuratamente in geni ‘target’ cioè selezionati, e solo in quelli. L’accuratezza diagnostica è molto più elevata proprio per la metodica, le implicazioni etiche sono minori, e infine i costi, ad oggi, sono circa 1/10 rispetto al sequenziamento dell’esoma. La possibilità di sequenziare il genoma in tutti i neonati è molto attraente e aprirebbe concretamente l’era della medicina genomica ‘all-around’ con una moltitudine di effetti, implicazioni e benefici sulla prevenzione e in generale sulla salute pubblica. È ovviamente necessaria una pianificazione strategica che tenga conto di tutti gli aspetti sopra elencati, e sperabilmente la definizione di ‘hub’ di riferimento dove questi esami possano essere effettuati con economia di scala e accuratezza diagnostica”.

Ci può parlare del nuovo progetto “Screen4Care”?

“È un progetto della durata di cinque anni, finanziato dalla Comunità Europea e da EFPIA, la federazione europea delle industrie farmaceutiche, ed è composto da 37 partner, incluse Università e industrie. Ha come obiettivo quello di effettuare uno screening neonatale genetico pilota in Europa, su un numero molto ampio di malattie rare e in circa 20.000 neonati, utilizzando pannelli genetici in fase neonatale, e whole genome sequencing in fase di diagnosi precoce postnatale, il tutto supportato da tecnologie digitali e nuovi algoritmi per identificare le malattie rare precocemente. A ben esprimere la stretta sinergia con le industrie, il progetto è guidato da un coordinatore scientifico accademico, che sono io come Università di Ferrara, e da un rappresentante dell’EFPIA (Nicolas Garnier, direttore di Patient Advocacy, Oncology & Rare Disease, Global Product Development di Pfizer). Il progetto è stato avviato nell’ottobre 2021 e lo screening genetico neonatale pilota inizierà nel 2024. I centri già selezionati sono Ferrara (Azienda Ospedaliera Universitaria), Roma (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che è anche partner del progetto e hub di sequenziamento) e l’Università di Friburgo in Germania, ma altri siti per lo screening sono in via di definizione”.

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