Nel più popoloso Stato degli USA sono stati sottoposti al test più di 1,8 milioni di nuovi nati e sono stati individuati 95 maschi affetti dalla patologia, uno su 14.397
Richmond (USA) – Oltre 1,8 milioni di neonati sottoposti a screening per l’adrenoleucodistrofia legata all’X (ALD): quella californiana è la più grande coorte mai esaminata fino ad oggi. Grazie al programma di prevenzione attivato nel 2016, nell’arco di quattro anni è stato possibile identificare 95 maschi affetti da questa rara malattia genetica.
Infatti, poiché l’ALD è legata al cromosoma X, solo i maschi sono affetti dalla forma più grave della malattia. Esistono tre fenotipi che variano nell’insorgenza e nella gravità dei sintomi: l’insufficienza surrenalica, l’adrenomieloneuropatia (AMN) e l’ALD cerebrale. Con il progredire della patologia, questa può evolvere da un fenotipo all’altro: alcuni neonati, ad esempio, iniziano la loro vita da asintomatici, manifestano insufficienza surrenalica nei primi anni di vita e segni di ALD cerebrale un paio di anni dopo; altri bambini, invece, non svilupperanno mai la forma cerebrale ma da adulti potrebbero andare incontro ad AMN. Una volta si credeva che lo stato di portatore fosse asintomatico, oggi invece è stato dimostrato che un sottogruppo di femmine mostra sintomi simili all’AMN, che generalmente si manifestano dopo la quarta decade di vita.
Nei maschi, la forma più grave della malattia è l’ALD cerebrale, in cui la demielinizzazione degli emisferi cerebrali provoca un progressivo declino del comportamento, del ragionamento, delle capacità cognitive e della funzione motoria. Questi sintomi possono esordire a qualsiasi età dopo i due anni e mezzo, ma nel 31-35% dei casi compaiono prima che il bambino raggiunga i dieci anni. L’ALD cerebrale progredisce rapidamente e porta spesso alla morte o a uno stato vegetativo entro due/quattro anni dall’esordio dei sintomi. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche ha dimostrato di essere una terapia efficace per fermare la demielinizzazione cerebrale e prevenire la morte, ma solo se eseguito precocemente, prima che avvenga la progressione neurologica.
L’ALD è una delle ultime patologie aggiunte al Recommended Uniform Screening Panel (RUSP), l’elenco federale di tutte le malattie genetiche raccomandate per lo screening neonatale negli Stati Uniti. Dal febbraio del 2016, diversi Stati del Nord America (Connecticut, California, Pennsylvania, Minnesota e Georgia) hanno iniziato lo screening dei neonati per la malattia, aggiungendosi allo Stato di New York che aveva introdotto il test già dal 2013.
In California, le gocce di sangue secco (Dried Blood Spots, DBS) vengono raccolte da quasi tutti i neonati, ad eccezione dei pochi i cui genitori rifiutano il test per motivi religiosi. Altrimenti, come per la maggior parte degli altri programmi statali, lo screening è obbligatorio e viene fornito a tutti i neonati fra le 12 e le 48 ore dopo la nascita. I risultati relativi al programma di screening neonatale per l’ALD in questo Stato – il più popoloso degli USA – sono stati pubblicati sulla rivista International Journal of Neonatal Screening.
Gli esperti hanno condotto uno studio di coorte retrospettivo e hanno esaminato gli esiti clinici di 1.854.631 neonati i cui campioni sono stati ricevuti dal Genetic Disease Screening Program della California dal 16 febbraio 2016 al 15 febbraio 2020. In questo lasso di tempo, 355 neonati sono risultati positivi al test per l’adrenoleucodistrofia: 147 di loro (il 41%) avevano una variante del gene ABCD1 di significato incerto, mentre 95 maschi hanno ricevuto una diagnosi definitiva di ALD. Dopo aver modificato i cutoff, è stata osservata una prevalenza della malattia alla nascita di un maschio su 14.397; il follow-up a lungo termine, inoltre, ha identificato 14 maschi con segni di coinvolgimento surrenalico.
“Questo studio si aggiunge a un crescente corpus di letteratura, il quale mostra che i tassi di prevalenza dell’ALD subiscono delle variazioni all’interno dei diversi programmi di screening, probabilmente a causa delle differenze nella metodologia, nella definizione dei casi e nella frequenza dei portatori della mutazione del gene ABCD1 nei nostri campioni di popolazione”, scrivono gli esperti californiani. “Abbiamo anche visto come gli aggiustamenti del cutoff possano migliorare le prestazioni dei test di screening, riducendo così i richiami non necessari e di conseguenza l’ansia dei genitori. Tuttavia, senza un solido sistema di follow-up a lungo termine che possa monitorare nel tempo lo stato di salute dei casi identificati sarà difficile sapere se lo screening ha avuto successo nel prevenire i tassi di morbilità e mortalità – altrimenti molto elevati – associati all’ALD”.