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Adrenoleucodistrofia: i primi dati del programma di screening neonatale dell’Illinois

Adrenoleucodistrofia: i primi dati del programma di screening neonatale dell’Illinois

Nello Stato americano sono stati identificati sette maschi affetti, una femmina omozigote e nove femmine eterozigoti: l’incidenza è quindi di una nascita su 16.200

Chicago (U.S.A.) – Nel 2016, l’adrenoleucodistrofia legata all’X (X-ALD) è stata aggiunta al Recommended Uniform Screening Panel (RUSP), l’elenco federale di tutte le malattie raccomandate per lo screening neonatale negli Stati Uniti. Da quel momento, lo screening neonatale è stato implementato in numerosi Stati (tra cui Connecticut, California, Pennsylvania, Minnesota e Georgia, oltre allo Stato di New York che aveva introdotto il test già dal 2013) ed è in programma l’attuazione in molti altri. Recentemente, a queste esperienze si è aggiunta quella dell’Illinois: gli esperti di Chicago l’hanno raccontata sulle pagine dell’International Journal of Neonatal Screening.

L’X-ALD è una malattia genetica neurodegenerativa causata da mutazioni nel gene ABCD1, e ha un’incidenza stimata nella popolazione degli Stati Uniti di un caso su 14.700 nascite. Il disturbo è associato a una ridotta ossidazione perossisomiale degli acidi grassi a catena molto lunga (VLCFA) e all’aumento di queste sostanze nel plasma. Sia i maschi che le femmine possono essere colpiti dalla malattia e negli individui affetti si osservano diversi fenotipi, ma senza alcuna correlazione fra genotipo e fenotipo.

Il fenotipo più comune è l’adrenomieloneuropatia, che è caratterizzata da progressiva debolezza, spasticità e disfunzione intestinale e vescicale nella vita adulta. Tuttavia, circa un terzo dei maschi affetti sviluppa intorno ai 3-10 anni di età un coinvolgimento cerebrale rapidamente progressivo chiamato adrenoleucodistrofia cerebrale infantile (CCALD), mentre in una percentuale più ridotta la malattia cerebrale insorge nell’adolescenza o nella vita adulta. Al contrario, le cerebropatie sono rare nelle femmine.

Quando si verifica una malattia cerebrale, questa progredisce rapidamente fino a una grave disabilità e alla morte. Anche la malattia di Addison è comune nei maschi affetti e può essere il primo o l’unico segno della patologia: la sorveglianza per la malattia di Addison e il trattamento precoce possono quindi salvare la vita dei pazienti noti per avere l’X-ALD. Inoltre, il trapianto di cellule staminali ematopoietiche ha dimostrato di essere efficace nell’arrestare la progressione dell’ALD cerebrale, ma solo se eseguito prima dell’insorgenza dei sintomi neurologici e prima che il neuroimaging rilevi un coinvolgimento cerebrale avanzato. Il follow-up degli individui affetti con ripetute risonanze magnetiche del cervello può consentire il riconoscimento dei primi segni di malattia cerebrale in un momento in cui il trapianto può essere eseguito con successo e la prognosi è migliore.

Proprio per questi motivi la patologia è stata inserita nel RUSP e anche in Illinois è stato avviato un programma di screening. Secondo i primi dati pubblicati dai medici di Chicago, tra il 18 giugno 2019 e il 31 maggio 2021 sono stati analizzati un totale di 306.929 campioni, che rappresentano circa 276.000 singoli neonati. Fra questi, 18 (7 maschi e 11 femmine) hanno avuto un risultato iniziale positivo al test di screening e sono stati indirizzati a un approfondimento diagnostico, in seguito al quale 12 casi sono stati confermati. Inoltre, 73 neonati hanno avuto un risultato iniziale borderline: così è stato richiesto loro di ripetere il campione dried blood spot e i risultati sono stati normali in 57 casi. I restanti 16 sono risultati di nuovo nell’intervallo borderline oppure positivi e si sono sottoposti a ulteriori test: tre di questi, maschi, hanno ottenuto la diagnosi di X-ALD, mentre due femmine sono risultate eterozigoti per la malattia.

In totale dunque, in questa coorte, sono stati identificati sette maschi affetti da X-ALD, una femmina omozigote e nove femmine eterozigoti, per un’incidenza combinata approssimativa di una nascita su 16.200; inoltre, sono stati identificati altri tre difetti perossisomiali (una nascita su 92.000). Complessivamente, 91 bambini su 276.000 (lo 0,03%) hanno avuto un risultato positivo o borderline che ha richiesto un ulteriore test.

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